Riflessioni su Leo

E’ un caso molto particolare quello di Leo. Mi sta dando da pensare. Mi legga solo chi crede che il calcio ha valenze sociali importanti, che sia uno specchio per guardare in faccia il tempo che viviamo. Per gli altri saranno frasi enfatiche.

La logica di primo impatto dice che Leonardo non sbaglia, non fa niente di male. E’ un professionista e sono i tifosi a sbagliare. Oltre tutto Leonardo non è Maldini o Baresi. Né aveva mai giurato eterna fedeltà. La sua vita è questa: Brasile, Spagna, Giappone, Francia, Italia, Brasile, Italia. Cinque lingue, tante maglie, due mogli.
Una vita moderna, perché lo spirito del nostro tempo è questo. Non c’è più la parrocchia, non c’è più la fede, non c’è più il partito, non c’è più la famiglia unica: c’è un continuo movimento, ci sono appartenenze multiple e spesso fugaci. In realtà sono non-appartenenze, intese momentanee, feeling poco più che estemporanei.

Scriveva giorni fa Luigi Garlando sulla Gazzetta che Leonardo ci dà una lezione: che le guerre fratricide non esistono più, che Leo insegna ai nostri figli che si può passare dal Milan all’Inter perché nemici non ne esistono. Giù le barriere ideologiche, giù i partiti, giù la famiglia, giù tutto ciò che dando un’identità forzatamente ne nega anche un’altra.

Il discorso fila perfettamente. E, come chiosa finale, ha questo caveat: non c’è un’epoca migliore di un’altra. Questa è la nostra e Leo la incarna benissimo. Non a caso piace e ha successo.

Il tifoso però non capisce, non apprezza. E mi chiedo: se sei uomo di calcio puoi considerare inesistente il tifoso? Puoi non percepirlo come un riferimento? O meglio, ad essere cattivi: puoi percepirlo come un riferimento quando ti fai osannare e non quando ti chiede il sacrificio di rinunciare a una panchina? Forse rinnegarlo significa non essere libero, ma sentirsi al di sopra. Che forse non è così bello. Forse non è così da “uomo libero” quale Leo s’è definito in conferenza stampa. Forse è solo da egoista.

E’ il tifoso che deve prendere atto che il mondo è cambiato? Se è così il tifoso deve ringraziare Leo, che dà una lezione. Il calcio come specchio della società. Affezionati alla maglia e nulla più.

O è il Leo di turno che deve avere una percezione più ampia del mondo in cui lavora?  Se è così Leo fa del male al calcio che ha contribuito a farne un uomo “libero e felice”. Perché impedisce al bambino tifoso di immedesimarsi in Allegri: il piccolo non vorrà un’altra delusione.

P.S. Caro Leo, sarò piccolo ma buon lavoro non posso augurartelo. Spero che ti vada male, ma solo perché da quando sono nato spero che l’Inter perda ogni partita. Anche se mi hai fatto divertire, anche sa a loro darai buone cose sicuramente e anche se qualcosa mi hai insegnato. 

Saluti a tre ex

Abbiamo preso un altro grande giocatore, che non è mai diventato grandissimo ma che pare arrivare con una missione ben precisa: coprirci le spalle per i malanni di Pato e pungolare (ed esaltare) Dinho.

Ne salutiamo tre e un pensiero mi piace rivolgerlo loro. Kaladze per anni è stato un grande difensore: titolare l’anno di Manchester, per un paio d’anni ottimo al fianco di Nesta, titolare nella notte del perfect game contro lo United. Ricordiamo anche le sue sparate anti-Juve in pieno regime moggiano e le sue presenze con il fratello appena rapito o appena ammazzato. Peccato sia finita male. Borriello è un rimpianto: sembra che il suo futuro non debba mai essere con noi. Dicono che fino all’arrivo di Ibra ci sarebbe stato, ma che abbia voluto andare dopo Robinho. Peccato anche qui. E’ un ottimo giocatore ma l’affetto non può far dimenticare che chi giocherà al suo posto è un campione. Huntelaar è stato qui poco e, checché se ne dica, ha fatto bene: prendete il rapporto gol-minuti giocati. Fossi in lui me ne andrei col rimpianto di non essermela mai potuta giocare. Ma poteva essere al massimo un buon comprimario.

Arrivederci Leo!

" Sono un prodotto del Milan a livello di sogni e di lavoro. Non avevo mai pensato di sedere in panchina, è stata un'esperienza straordinaria ma a me piace la gestione. Non sapevo cosa volesse dire fare l'allenatore, è stata un'esperienza straordinaria ma non so se lo farò in futuro, sicuramente non nei prossimi anni. Abbiamo deciso insieme che è arrivato il momento di chiudere devo solo dire grazie al Milan che mi ha dato tutte le opportunità per fare qualsiasi cosa, il mio è un ringraziamento infinito e unico. Si è chiuso un ciclo per me meraviglioso". E adesso? "Non ho nessuna idea, nessun pensiero e nessuna offerta da nessuno".

A prescindere dai risultati, il calcio italiano perde un grande uomo ed un gran signore.

Arrivederci Leo!

Video – Post della settimana

Vista la partita di Champions League che ci vede impegnati questa sera con i Galacticos, sono andato a pescare due tra le sfide più avvincenti e memorabili tra Milan e Real Madrid.
Il primo video è Real Madrid – Milan (3-1) del 12 marzo 2003 (seconda fase a gironi).  Il Real campione d’Europa in carica punta a conquistare la UEFA Champions League per due stagioni consecutive e ospita il Milan, già qualificato per i quarti di finale. Le Merengues si impongono grazie a Raúl (doppietta) e Guti. Ma, come sappiamo, sarà il Milan in quell’anno a conquistare il trofeo per la sesta volta, mentre la corsa del Real si fermerà in semifinale.


 
 
Ed infine, Milan – Real Madrid (5-0), semifinale di ritorno, del 19 aprile 1989, soprannominata la partita "perfetta"…
 

Video – Post della settimana

8 settembre 1996 – prima giornata di campionato serie A

Ricordo perfettamente quel giorno: ero incollato su raidue, dovevano essere circa le 8 di sera, in attesa che iniziasse Domenica Sprint, con l’indimenticabile sigla di Oscar Prudente.
Dopo aver visto le varie partite, arrivò finalmente il servizio su Milan-Verona, partita che si concluse 4-1 per i rossoneri.
E ricordo ancora le prime parole del commentatore: "Tra questo calcio d’angolo del Verona, e l’espressione desolata del suo portiere, c’è di mezzo un grandissimo campione, Signori, George Weah".
…partirono le immagini proprio dal calcio d’angolo…si sentiva solo il pubblico che faceva da sottofondo…le cui urla aumentavano man mano che Weah dribblava i difensori e si avvicinava verso la porta avversaria……
Dopo il gol rimasi ammutolito…a bocca aperta…ed ingenuamente mi illusi che avremmo fatto un campionato meraviglioso…


 
Il secondo video è un servizio dedicato sempre a Weah in cui è presente un’intervista fatta niente popo di meno che a Leonardo. Sentite un pò…

Parole pesanti

Il padre di Yoann Gourcuff parla del mancato ritorno del figlio a Milanello.

"La scelta di rimanere a Bordeaux è maturata durante l’anno. Nei giorni che hanno preceduto la firma del contratto, il Milan si è fatto avanti e Yoann ne era lusingato. Poi però si è ricordato delle promesse non mantenute l’anno prima e ha deciso di rimanere in Francia". La promessa era quella di farlo giocare di più: "Galliani l’abbiamo incontrato a fine maggio e ha evocato il cambio di allenatore. Nessun giocatore ha il posto garantito, ma ci si può fare un’idea in base alle prospettive. A Milano, Yoann doveva fidarsi di nuovo sulla parola, a Bordeaux parlavano i fatti".

 

Secondo me abbiamo fatto i conti sempre senza considerare il suo ego…