Liquidato il Catania (Ibrahimovic rigore, Robinho, autogol Lodi, Zambrotta)


Titolo alla partita:

 Missione compiutaAllegri lo aveva immaginato dopo la precedente sosta: vinciamole tutte e saremo in testa o quasi. Filotto doveva essere e filotto è stato, nonostante sia assodato che parlarne porta una sfiga colossale e a volte sia pure inopportuno perché rischia di limitare l’attenzione nel breve periodo.

Con il Catania un cambio significativo a centrocampo: laddove c’era Nocerino c’è Seedorf, mentre Ambro per Van Bommel ed Emanuelson per Boateng tatticamente non spostano nulla. La novità della doppia mezzala di qualità con il solo schermo davanti alla difesa è il segno della voglia di alzare il tasso tecnico ma è anche figlia della contingenza, perché Van Bommel è in quelle condizioni lì.

Di certo è uno schieramente difficile da vedere nelle partite che contano, però è un’arma in più e ce la teniamo. Piccola nota: osservare che la doppia mezzala di qualità debutta quando il laterale sinistro non lo fa Taiwo né Antonini, ma il difensivo Zambrotta.
Risposta alla piccola nota: sì, ma voglio vedere quando l’avversario inizia a sovrapporre sul lato.

Speravo di vedere la Juve perdere a Napoli e farsi due settimane sulla graticola, perdendo un po’ di quell’entusiasmo. Quindi sulle prime il rinvio m’è dispiaciuto. Però è un dato di fatto che ora sono nel momento ideale e senza infortuni mentre il Napoli reduce da Monaco. Chissà come staranno le cose quando recupereranno…
Ma che vergogna il tavolo che ha deciso che non si gioca. Com’è possibile che ci fosse il Napoli e non la Lega?

Presentazione Milan-Catania

Domenica 6 novembre 2011 – ore 15,00
Undicesima  giornata Serie A 2011-2012 

Non lasciamoci incantare dalle statistiche perché ultimamente Milan-Catania non è affatto una partita facile e forse questa sulla carta, sembra ancora più difficile.

Da quando il Catania è tornato in serie A nel 2006 dopo l’ultima apparizione nel campionato 83/84, già la partita del 20/12/2006, nonostante il rotondo 3-0 finale, non fu affatto facile. Segnò Kakà al 4°, il raddoppio arrivò solamente all’82° grazie a Gilardino e chiuse ancora Kakà all’87°

 

La prima in assoluto si giocò il 27 febbraio 1955, 21ª giornata del campionato che ci vide conquistare il 5° scudetto, vittoria per 2-0 con gol al 79° Frignani e raddoppio dopo 3 minuti all’82° di Nordahl.

 

Il primo pareggio campionato 1962/63, 16ª giornata, risultato 0-0. Altro campionato storico sia per i nostri colori ovviamente, che per il calcio italiano. Infatti il Milan quell’anno fu la prima società italiana a conquistare la Coppa dei Campioni.

 

Gli ultimi due incontri, due pareggi. 33ª giornata campionato 2009/2010, 2-2, primo tempo sotto di 2 gol grazie alle reti di M. Lopez al 12° e raddoppio di Ricchiuti al 43°. Secondo tempo rimonta rossonera con doppietta di Borriello al 3° ed al 35°. Campionato scorso 1-1, dopo il vantaggio rossoceleste di Caputo al 27°, Superpippo Inzaghi al 45° riporta le sorti in parità. Nel secondo tempo ci si aspettava il sorpasso milanista, ma invece non si va oltre una superiorità territoriale sterile. Ma era solo la 3ª giornata e la squadra era ancora imballata e non ancora assimilava gli schemi di Mister Allegri.

Non avendo memoria di giocatori che hanno vestito entrambe le casacche, ho fatto una ricerca ed ho trovato Narciso Soldan di professione portiere. Non voglio rubare il mestiere a Sertac , per cui mi limito a scrivere che ha militato 2 anni nel Catania dal 1951 al 1953 e 3 nel Milan dal 1956 al 1959 vincendo ben 2 scudetti. È morto nel luglio 1987, a dicembre avrebbe compiuto 60 anni, colpito come molti suoi colleghi dalla sla…

L’ANGOLO DELLA STORIA

MALINES, QUANTA FATICA …

Nell’edizione 89/90 della Coppa dei Campioni, Van Basten e Simone eliminarono l’ostica formazione belga e portarono il Milan in semifinale.
 
 
Il raddoppio di Marco Simone contro il Malines
 
Non fu una passeggiata, tutt’altro.  L’avversaria dei rossoneri, nel doppio impegno dei quarti di finale della Coppa dei Campioni 89/90, fu tra le squadre più ostiche affrontate nel biennio di dominio europeo e mondiale del Milan di Arrigo Sacchi. Dopo cinque anni, una squadra italiana ritornava all’Heysel, lo stadio belga teatro della tragedia prima della finale ’85 tra Juventus e Liverpool. Il Malines, o Mechelen secondo l’idioma locale, per decisione del borgomastro non giocò in casa il match d’andata a causa dell’esiguità del suo impianto di appena 15.500 posti. Pochi per ospitare i campioni d’Europa in carica.
 
Si andò dunque all’Heysel, ridotto per esigenze di sicurezza ad una capienza di 36.500 spettatori. La curva Z, quella della mattanza del 29 maggio ’85, aveva cambiato nome, ribattezzata “Sektor TA”. Prima della partita, si celebrò una messa in ricordo delle vittime, nella chiesa di Nostra Signora del buon soccorso, con la partecipazione di una delegazione rossonera guidata da Galliani e Sacchi.
 
In Belgio, i rossoneri rischiarono grosso. In difesa pesò l’assenza di Tassotti, uno dei cavalieri dell’Apocalisse, pilastro della retroguardia degli invincibili. Il Malines mise alle corde il Milan, salvato dalle prodezze a ripetizione di Giovanni Galli, decisivo a più riprese e ormai utilizzato come portiere di notte, mentre in campionato Sacchi gli preferiva Andrea Pazzagli. E dove non arrivò Galli, fu il palo a salvare la formazione rossonera su una botta di Versavel destinata a finire in rete.
 
A San Siro, le parti s’invertirono ed il protagonista assoluto diventò l’estremo difensore Preud’homme, una vera saracinesca, capace di parate eccezionali e spettacolari. Ci provarono in tutti i modi i rossoneri, ma il pallone non ne volle sapere di entrare. Ad un minuto dal termine, l’arbitro mostrò il cartellino rosso ad un difensore belga, dopo l’ennesimo fallo su un irrefrenabile Donadoni. Dieci minuti dopo, nella prima frazione supplementare, l’ala rossonera reagì ad una scorrettezza e si beccò il rosso. La situazione si complicò maledettamente.

Donadoni e Van Basten, protagonisti nel match di ritorno contro il Malines 

Più passavano i minuti, più il bunker belga dimostra di saper resistere. Per aprirlo ci voleva un’invenzione, una giocata capace di afferrare l’attimo fuggente e cancellare il rischio della pericolosissima lotteria dei rigori. Così, quando Tassotti si avventò su un pallone che sembrava destinato sul fondo, rimettendolo al centro dell’area, ecco Van Basten, il “cigno di Utrecht”, lanciarsi sulla sfera e depositarla in fondo al sacco. Questa volta il portierone del Malines dovette arrendersi.
 
L’apriscatole, il momento tanto atteso, era stato trovato. Il Malines, adesso, era costretto a sbilanciarsi e sugli spazi più larghi i rossoneri diventavano letali. A chiudere la partita e la qualificazione ci pensò Marco Simone, con un’azione personale a quattro minuti dal fischio finale.
Primo dribbling, palla al piede e testa alta, secondo e terzo dribbling in velocità, la difesa avversaria ormai alla mercè del piccolo attaccante milanista. Preud’homme tentò l’estrema resistenza, eroica ma vana. Gol ! Simone esultò braccia al cielo, tutti i rossoneri tirarono un sospiro di sollievo. Il pass per le semifinali era cosa fatta. Ma quanta fatica per eliminare il Malines. 
 
                                                                                                          by Sertac

Dietro le quinte…colpa della difesa?

Da dopo la sosta il Milan è cambiato e, al di là dei buoni risultati, per me è cambiato in meglio.
Il centrocampo composto da Nocerino a sinistra Van Bommel al centro ed Aquilani a destra schierato a supporto di Ibra, Cassano (finchè c'è stato, auguri ancora) Boateng e Robinho, ci ha resi meno lenti, abbiamo subito meno la corsa degli avversari e siamo diventati più pericolosi grazie agli inserimenti dei due centrocampisti esterni.
Se le caratteristiche dei nuovi arrivati hanno reso il gioco del Milan più offensivo, non a caso fino alla partita con il Bate avevamo realizzato 16 gol in 5 partite con una buon numero di realizzazioni da parte dei centrocampisti ed un gran numero di occasioni fallite, è naturale che la fase difensiva un pò ne sia venuta a soffrire  ed infatti nelle stesse 5 partite abbiamo subito 6 gol anche se 3 solo con il Lecce.

Personalmente sto apprezzando questo nuovo gioco di Allegri, finalmente ci siamo liberati del lento tic toc a centrocampo, in un anno abbiamo fatto una vera rivoluzione e rivediamo centrocampisti che corrono, pressano, s'inseriscono e segnano con il continuo sostegno di una delle due fasce, quella di Abate, mentre l'altra è ancora in costruzione, Taiwo è ancora un oggetto misterioso, troppo titubante e pauroso di sbagliare.

Sarebbe tutto perfetto se non ci fossero due problemi che le partite di Roma e di Minsk hanno evidenziato.
Il primo problema è che spesso i nostri attaccanti sono troppo leziosi e non hanno la giusta cattiveria ed il giusto cinismo. Lo stesso Ibra a volte cerca più la giocata ad effetto che la concretezza, quanto a Robinho purtroppo oramai lo sappiamo corre tanto ma sbaglia anche tanto. Forse non sono dei veri uomini gol.
Qualcuno ieri rimpiangeva Inzaghi, beh per la cattiveria e la mancanza di fronzoli forse, ma senza nulla togliere al grande Pippo, io vorrei rivedere Pato.
Pippo oramai è il passato, un grande passato, mentre Pato a 22 anni dovrebbe essere il nostro futuro e se devo rimpiangere qualcuno rimpiango lui anche perchè è arrivato il momento di capire che ruolo avrà in questo futuro.
A proposito, si era capito subito che Allegri aveva sbagliato a non inserire El Shaarawy nella lista Uefa  ma vedere entrare Ganz ha ingigantito l'errore.

Il secondo problema è la logica conseguenza del primo, se non segni e per le caratteristiche della squadra sei portato a fare gioco offensivo (Martedi, anche Thiago Silva è stato fermato, quasi al limite dell'area avversaria, per un fuori gioco inesistente quando eravamo in vantaggio per 1-0) rischi che prima o poi prendi il gol e magari perchè stanco per le tante partite ravvicinate, non riesci a raddrizzare la partita.
A Roma dopo il gol del 4-1 clamorosamente fallito da Nocerino arriva il gol del 3-2 della Roma con sofferenza finale. A Minsk siamo passati da un possibile 3/4-0 del primo tempo all'1-1 finale.

Cambierei questo Milan con uno più coperto e meno scoppiettante in attacco?
NO.

Vorrei solo che tocchetti e leziosità iniziassero sul 3-0 e non sull'1-0 visto che abbiamo la forza per farlo.

Roberto

P.S. Speriamo che la sfiga ci lasci un pò tranquilli: Flamini, Gattuso ed ora Cassano vanno un pò al di là della normale casistica di infortuni stagionali.

Fermati in Bielorussia (Ibrahimovic)


Titolo alla partita:

 Forza Antonio!

Alzo le mani e dico che stavolta faccio fatica a leggere la partita. Perché se da due giorni la disgrazia capitata a Cassano ha cambiato il mio umore (non mi vergogno a dirlo), non credo la cosa non abbia inciso sulla prestazione di chi con lui passa intere giornate, viaggi e ritiri ogni tre giorni.

Se proviamo a fare finta che non ci sia nessuno all’ospedale e a guardare solo alla partita, mi pare che si siano rivisti i difetti che la squadra ci sta offrendo dall’inizio. Parlo solo di quel che non va, perché francamente non c’è altro da fare dopo un uno a uno con un avversario che sta due categorie sotto di te. I difetti si riassumono in una generica superficialità che fa sbagliare gol assurdi, sprecare dieci volte l’ultimo passaggio, commettere un ingenuo fallo da rigore, allungarsi troppo spesso senza motivo, innervosirsi troppo al gol subito e perdere un po’ di umiltà.

A Barcellona pareggiammo meritando di perdere, oggi pareggiamo meritando di vincere. Quindi mi sembra giusto così: se vogliamo il primo posto andiamo a prendercerlo con un mezzo miracolo.

Ora guardia alta perché il Catania ha tutto per metterci in difficoltà e non dobbiamo buttare via un ciclo di sole vittorie in campionato.

Forza Antonio!

Presentazione Bate Borisov-Milan

Martedì 1 novembre 2011 – ore 18,00
Minsk, Dynama Stadium
Champions League 2011-2012
Quarta giornata Girone H

 

Il calcio come la vita va avanti, bisogna andare avanti, per fortuna aggiungo io. Oggi mi sembra un po' più difficile "postare" una partita di calcio, parlare di calcio, perché un ragazzo di 29 anni (la stessa età di mio figlio n.d.r.) non si sa se potrà tornare a fare quello che lo ha reso famoso, fatto amare, a volte anzi spesso fatto irritare per i suoi atteggiamenti fuori e dentro il campo. Forse appunto perché tutti gli abbiamo riconosciuto un talento purissimo che gli avrebbe permesso di fare una carriera molto più strepitosa se avesse avuto magarila testa di Paolino…. Ma Fantantonio è così, a volte irriverente ma senza volerlo direttamente, sempre pronto allo scherzo ed al sorriso come abbiamo visto tutti sabato in panchina.

Certo sappiamo tutti che c'è di peggio, di molto peggio nella vita, ci sono drammi che non possono essere assolutamente paragonati a questo, ma in ogni caso questo episodio ci rende tutti un po' più tristi lo stesso e non solo perché Cassano veste la maglia rossonera…
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Chiusa la parentesi, come detto prima il calcio va avanti e stasera abbiamo una partita che dobbiamo assolutamente vincere se vogliamo tentare di arrivare primi nel nostro girone, forse alla fine sarà un primo posto fittizio, ma in ogni caso ci godremmo qualche ora nel pensare che siamo riusciti ad arrivare davanti ai Globetrotters del calcio attuale.

Da come si evince sopra, l’impianto di Borisov, l’Haradzki, purché conforme alle norme Uefa, ha infatti, una capienza davvero minima, circa 5.500 posti, non sufficiente per ospitare competizioni come la Champions League. Per tale motivo, i “Zholto-Sinie” (soprannome della squadra, che significa giallo-blu) sono costretti a disputare le gare interne nel molto più attrezzato impianto della Dinamo, la squadra di Minsk, capitale bielorussa, stadio capace di ospitare fino a 40 mila spettatori.
 
È  la seconda volta che il Milan affronta il Bate Borisov in trasferta, la prima, come già riportato nella presentazione dell’andata, si giocò 10 anni fa, il 20 settembre 2001 primo turno di Coppa Uefa, netta vittoria per 2-0 con gol di Shevchenko e Javi Moreno.
 
Il Bate Borisov allenato da Viktor Goncharenko, è la squadra più rappresentativa della Bielorussia, la prima del Paese ad accedere alla fase finale della Champions League, in quella edizione del  2008-2009 fu inserita nel girone di Juventus e Real Madrid. Nel proprio palmares può vantare sette campionati nazionali e due coppe di Bielorussia.
 
Inoltre negli ultimi anni hanno ottenuto buonissimi risultati in campo europeo, come la prima storica qualificazione alla fase ad eliminazione diretta nella scorsa Europa League, per cui sono stati inseriti nella terza fascia dei gironi di questa Champions.

Festeggiamo soffrendo a Roma (doppio Ibra, Nesta)

Titolo alla partita: L'eccezione non diventi regola



Per vincere lo scudetto bisogna prendere pochi gol, sentenziava alla vigilia Galliani ricordando un assioma vecchio come il calcio italiano. Le ultime settimane sembrerebbero smentirlo, ma attenzione: l'assioma tornerà valido, validissimo e inattaccabile non appena – e fisiologicamente succederà – inizieremo a fare un po' più di fatica davanti. Sarà quello il momento in cui servirà un muro nella nostra metà campo per farci bastare un golletto. 



Perché prendiamo così tanti gol? I motivi sono molteplici. Non vedo particolari problemi di concentrazione, almeno non in queste ultime due partite (a Lecce furono enormi). C'è la forma scadente di elementi difensivi chiave come Abbiati e Van Bommel, ma c'è anche qualche considerazione da fare sull'assetto. L'anno scorso per lunghi tratti abbiamo giocato con tre mediani e poi con due. Oggi giochiamo con uno (Van Bommel) in forma scadente più uno che non è bravo a fare l'incontrista quanto a buttarsi in avanti (Nocerino). Insomma da tre portatori d'acqua a uno (fiacco) e mezzo. 



Di certo bisogna tassativamente smettere di prendere tanti gol. Per il campionato sicuramente e per la Champions ancor di più, perché non è che puoi andare agli ottavi partendo con due-tre gol al passivo in 180' assicurati.



Stasera s'è vinto, come sempre, perché quando ci siamo tutti e attacchiamo siamo in grado di massacrare tutti. E diciamo pure che abbiamo subito reti su errori individuali, ma è onesto dire che abbiamo ballato troppo. 



Finché ce n'è, viva il re. Però basta. 



E chi pensa che Boateng vada cazziato enormemente per un rosso assurdo lo dica ad alta voce insieme a me: "Galliani, cazzialo".

Presentazione Roma-Milan

Sabato 29 ottobre 2011 – ore 18,00
Decima  giornata Serie A 2011-2012 

BILANCIO CONFRONTI DIRETTI A ROMA

(campionati a Girone unico) 

Giocate: 77

Vittorie Roma 22

Pareggi: 29

Vittorie Milan: 26

Gol Roma: 83

Gol Milan: 85

 

Primo confronto giocato il 23 marzo 1930, 21ª giornata vittoria della Roma per 1-0 gol a 6 minuti dal termine di Volk.

Il campionato successivo arrivò la nostra prima vittoria alla 16ª giornata, il 18 gennaio 1931, vantaggio del Milan nel primo tempo con Arcari III, nella ripresa subito pareggio di Fasanelli al 3° e dopo 8 minuti vantaggio definitivo rossonero con Sternisa.
 
Dopo 2 vittorie consecutive dei giallorossi capitolini, nel campionato 1933/34 arriva il primo pareggio 1-1, 26ª giornata con entrambi i gol nel secondo tempo, vantaggio romanista con Costantino al 5° e pareggio del “solito”' Arcari III su rigore al 25°.
 
Roma-Milan ai tempi della mia “fanciu-adolescenza” era una partita abbastanza alla nostra portata, erano infatti i tempi della “rometta”, infatti dopo la sconfitta per 1-0 del campionato 1965/66, la Roma tornò alla vittoria in casa contro il Milan, nella stagione del loro 2° scudetto 1982/83, per 3-1. Dove ci andavano a concludere le carriere giocatori che avevano dato in altre squadre. Ricordo andando a memoria Del Sol, Amarildo, il “nostro” Pierino Prati e De Sisti, per quest’ultimo un ritorno dopo una vita passata alla Fiorentina.
 
Nonostante la relativa vicinanza con Roma, circa 200 km, sono stato solo due volte a vedere Roma-Milan ed in epoche pre-guerre puniche. 16 settembre 1979 prima giornata di campionato, c’era un mio amico di Roma che veniva per le vacanze nel mio paese e mi invitò ad andare a Roma per la vedere la partita. Andammo io e mio cugino il sabato, dormimmo da lui ed alle 14,00 eravamo allo Stadio. La partita iniziava alle 16,00, un caldo pazzesco. Un signore un gradone sopra di noi, fece rovesciare un cappello di polistirolo pieno d’acqua su mio cugino, questo signore ci rimase male e non sapeva come scusarsi, al che mio cugino gli disse: ma quale scuse, ti ringrazio invece…
 
Ma la cosa più importante di quella partita, per la cronaca finì 0-0, fu che debuttò con i giallorossi un certo Carlo Ancelotti. Un nome che mi pare di aver sentito anche in seguito, ma che ora non riesco a ricordare dove e quando…
 
L’altra partita il 29 novembre 1981, ero militare alla Cecchignola, stavolta era molto freddo. 1-1 il risultato finale con gol in due minuti e di due ex, vantaggio del Milan con Spinosi ed immediato pareggio romanista di Buriani.

L’ANGOLO DELLA STORIA

 ITALO IL BUONO, MISTER EMERGENZA
Ha vissuto momenti difficili e altri trionfali. Al termine della stagione 81/82 sfiorò la salvezza dopo aver vinto la Mitropa Cup. Poi, accanto a Sacchi e Capello negli anni trionfali dell’era Berlusconi.
 

da Magliarossonera.it

Italo Galbiati, scopritore di talenti, allenatore in seconda, uomo che ha sempre prediletto di stare dietro le quinte. Da giocatore fu un mediano, con un passaggio anche all’Inter. E’ uno che sa di Milan come pochi, avendo vissuto vari momenti della società rossonera. Nei primi anni 80 fu chiamato spesso a portare a termine alcuni campionati, dopo esoneri e abbandoni improvvisi.

 
Fu così nel giugno ’81: Giacomini, a promozione acquisita, si dimise in aperta polemica con Rivera e Vitali. In panchina, nell’ultima giornata di B, contro il Pescara, andò Galbiati che poi guidò il Milan nella prima edizione del Mundialito Clubs, kermesse che sancì il ritorno rossonero nel calcio che conta. Con Gigi Radice, chiamato a riportare in alto i colori rossoneri, Italo occupò nuovamente il ruolo di secondo, un braccio destro affidabile, competente ed umile.
 
La squadra rossonera, che sembrava in grado di competere con le grandi della A, finì nelle secche ammorbanti del fondo della classifica, da dove non riuscì a risalire. Esonerato l’ex tecnico del Toro scudettato nel ’76, Galbiati fu chiamato ad una vera “missione impossibile”, la salvezza, avendo preso il diavolo al penultimo posto, con soli 12 punti dopo sedici giornate, in piena bagarre retrocessione.
 
Il risveglio dei rossoneri arrivò fuori tempo massimo, vanificando persino un finale di stagione con un andamento da squadra in lotta per il titolo. Da allenatore “titolare” ha conquistato soltanto la Mitropa Cup, quel mercoledì 12 maggio ’82 in cui il Milan piegò i cecoslovacchi del Vitkovice con i gol su rigore di Baresi e Jordan e la staffilata da cineteca di Cambiaghi.
 
A Cesena, nel pomeriggio che condannò il Milan alla seconda retrocessione, rimase la sua espressione delusa dopo aver appreso del pareggio del genoano Faccenda, complice il “pasticciaccio” di Castellini.

A Cesena, nei minuti finali del campionato 81/82Tornò vice-allenatore con Ilario Castagner, con il quale condivise la trionfale cavalcata nella B 82/83. Un anno dopo, Farina affidò a Galbiati la panchina dopo l’esonero dell’ex tecnico del Perugia, accusato dal presidente rossonero di essersi accordato con l’Inter.
 
Dal “Piccolo diavolo” al “Diavolo dominatore” passarono pochi anni. Nel 1987/88 era il vice di Arrigo Sacchi. Stagioni che hanno permesso a Galbiati, che rimase vice anche con Fabio Capello, di seguire da un osservatorio  privilegiato l’epopea del Milan trionfatore in Italia, in Europa e nel Mondo.
 
Nel febbraio del 1992, il grande “milanogo” del Corriere della Sera, Alberto Costa, lo definì “un'istituzione rossonera”. Il supervisore del settore giovanile, l’abile scopritore di talenti, successivamente svezzati con grande competenza, l’osservatore capace di restare ad alti livelli per anni e anni.
 
“Un bonario carabiniere in rossonero”, aggiunse Costa, capace di “dare ripetizioni di tecnica calcistica a chi avverte la necessità di un aggiornamento professionale”, per limare i piedi, come amava ripetere Galbiati.
 
Il migliore ritratto di Italo Galbiati è quello che una marca di figurine pubblicò nei primi anni Novanta. Eccolo: “Lui che di cose rossonere ne sa come pochi e che potrebbe raccontarle per giorni sulle prime pagine di tutti i giornali, preferisce continuare il suo lavoro. Sul campo, fra i suoi ragazzi, a fianco dell'allenatore. Grande depositario di tutto, esternatore del nulla. Galbiati sa dare valore al silenzio”.
 
                                                                                                          by Sertac